La sala piena di gente, Graziano Cioni molto determinato, Alessandro Santoro altrettanto deciso a far valere le proprie ragioni: il confronto fra l'assessore e il prete delle Piagge - uno dei promotori del digiuno a staffetta contro le ordinanze sui lavavetri - è stato molto bello, intenso e istruttivo, grazie anche agli interventi di una decina di persone dal pubblico, inclusi alcuni rappresentanti di comunità straniere.
Graziano Cioni ha esordito mettendo le mani avanti rispetto alle critiche alla sua ordinanza, sciorinando tutte le cifre dell'impegno del Comune di Firenze nelle attività di accoglienza e assistenza verso poveri e immigrati: i 7-800 posti all'albergo popolare, la convenzione con la Caritas per alcuni servizi assistenziali (120mila pasti, 21500 docce), i posti letto per immigrati con lavoro nelle strutture di via baccio da Montelupo e via del Porcellana, il progetto per i richiedenti asilo politico (50 posti)... L'assessore ha citato anche alcuni problemi che è difficile risolvere: le mille persone residenti in 23 immobili occupati, le 499 censite in "siti" di fortuna (stazione, baracche, giacigli improvvisati). "Il nostro sistema d'accoglienza - ha riconosciuto Cioni - è al collasso perché i bisogni crescono, le persone in arrivo aumentano e le risorse sono scarse. Servirebbero interventi coordinati con la regione, con lo stato nazionale, con l'Europa".
Quanto alle ordinanze sui lavavetri e al pacchetto sicurezza varato dal governo, Cioni li ha rivendicati in nome della "legalità a 360 gradi". Sui lavavetri - ha detto - fu necessario intervenire dopo 618 telefonate in otto mesi da parte di cittadini che lamentavano intimidazioni. "Nessuno ce l'ha con gli immigrati - ha detto - ma con chi scippa, chi ruba, chi sfrutta la prostituzione". Secondo l'assessore provvedimenti del genere servono a prevenire la xenofobia. "Se lasciamo che abusivi vendano i tappeti in centro, senza che nessuno intervenga a far rispettare la legge, la gente si incazza, cresce il malumore e monta la xenofobia", ha esemplificato. E poi ha ripreso lo stesso esempio che fu al centro di uno scambio di battute con Alessandro Santoro davanti a Palazzo Vecchio, il giorno dell'avvio del digiuno: "Te lo dissi allora e te lo ripeto oggi. Se un povero ruba la pensione alla vecchietta, io sto dalla parte della vecchietta. Tu mi dicesti che stai dalla parte di tutti e due, ma te sei un prete".
Alessandro ha replicato citando subito don Lorenzo Milani e il passo della Lettera a una professoressa nel quale si dice che non c'è niente di più ingiusto che fare parti eguali fra diseguali. Per Alessandro compito della politica è ridurre le diseguaglianze sociali, fare della città un luogo d'incontro fra diversi. "Oggi la politica si occupa delle aspettative di chi ha denaro, lavoro, casa e ignora tutti gli altri. Le nostre città devono avere il coraggio di cambiare l'idea di cittadinanza. C'è una demarcazione sempre più netta fra oppressi e oppressori, e noi dobbiamo liberare gli oppressi". Secondo Alessandro le ordinanze sui lavavetri sono state "una violenza morale e psicologica", una forma di violenza non meno grave di quella fisica, tanto da essere citata nell'articolo 13 della Costituzione: "Dovremmo togliere dalle scuole i crocifissi - ha detto Alessandro - e metterci gli articoli della Costituzione. Queste ordinanze e i provvedimenti del pacchetto sicurezza alimentano la xenofobia". "La vera sicurezza" è la sicurezza dei diritti: al nome, alla casa, a poter sbarcare il lunario. Alessandro cita poi la questione della residenza: una vecchia ordinanza ha ristretto la possibilità di fissarla nella sede di associazioni, complicando enormemente la vita dgeli immigrati, privandoli della possibilità di essere cittadini.
Cioni replica subito a queste critiche, rifiuta di stare dalla parte degli oppressori ("Ma io non ti ci ho messo", replica Alessandro) e ribadisce di avere risposto - con la sua ordinanza - a una violenza, commessa dai lavavetri contro cittadini, donne sole, mamme con bambini... "Sono favorevole al pacchetto sicurezza perché definisce una legalità che vale per tutti". Quanto al tema della residenza, che pure non è piena competenza del suo assessorato, Cioni - sollecitato anche dall'intervento dal pubblico di Virginia - apre uno spiraglio: "Forse si potrebbe aprire un tavolo fra l'amministrazione e le associazioni".
L'apertura è colta da Ornella De Zordo, che parla esplicitamente di "Tavolo sulla cittadinanza", mentre Rosario (comunità peruviana) fa una serie di domande sulle politiche interculturali, sulle politiche abitative per gli immigrati, sul diritto alla scuola per gli immigrati di seconda generazione. Minia (comunità eritrea) si sofferma sull'abbandono dei richiedenti asilo e sul fatto che occorre superare l'assistenzialismo: il modo migliore per garantire i diritti, è permettere alle persone di badare a se stesse.
Intervengono anche Pape, che indica l'assenza di un progetto di città da parte dell'amministrazione, come se non ci fosse la consapevolezza di essere di fronte a un momento storico che richiede un'apertura a chi proviene da altri paesi. Manuela racconta la sua esperienza di maestra e regala all'assessore una novella su un "bambino che lava i vetri", dicendo a Cioni che la sua ordinanza ha reso più difficile il lavoro contro i pregiudizi: "Nella novella alla fine arriva il bambino buono, diventi anche lei un assessore buono", è stato l'ironico augurio di Manuela. Francesca lamenta l'assenza di percorsi di integrazione, con progetti dedicati ai giovani, tramite ad esempio borse di studio. Christian accusa Cioni per le telecamere che sorvegliano chi vive nell'albergo popolare, per le minacce portate alla sicurezza dei rom romeni "vero obiettivo delle ordinanze" e parla di violenze commesse da alcuni vigili urbani e testimoniate da un filmato. "Se hai un filmato, lo devi mostrare, non si possono fare queste accuse gratis", replica Cioni con veemenza.
E' stata una disussione intensa e importante, chiusa da Alessandro con una citazione da Pier Paolo Pasolini. Cioni ha voluto rimarcare la distanza delle posizioni - "una certa sinistra vorrebbe giustificare le illegalità con la scusa della povertà, del disagio e io sono invece per la legalità a 360 gradi" - ma resta una porta aperta, quel "tavolo sulla cittadinanza" che potrebbe offrire un'opportunità per migliorare la condizione dei migranti a Firenze.
Graziano Cioni ha esordito mettendo le mani avanti rispetto alle critiche alla sua ordinanza, sciorinando tutte le cifre dell'impegno del Comune di Firenze nelle attività di accoglienza e assistenza verso poveri e immigrati: i 7-800 posti all'albergo popolare, la convenzione con la Caritas per alcuni servizi assistenziali (120mila pasti, 21500 docce), i posti letto per immigrati con lavoro nelle strutture di via baccio da Montelupo e via del Porcellana, il progetto per i richiedenti asilo politico (50 posti)... L'assessore ha citato anche alcuni problemi che è difficile risolvere: le mille persone residenti in 23 immobili occupati, le 499 censite in "siti" di fortuna (stazione, baracche, giacigli improvvisati). "Il nostro sistema d'accoglienza - ha riconosciuto Cioni - è al collasso perché i bisogni crescono, le persone in arrivo aumentano e le risorse sono scarse. Servirebbero interventi coordinati con la regione, con lo stato nazionale, con l'Europa".
Quanto alle ordinanze sui lavavetri e al pacchetto sicurezza varato dal governo, Cioni li ha rivendicati in nome della "legalità a 360 gradi". Sui lavavetri - ha detto - fu necessario intervenire dopo 618 telefonate in otto mesi da parte di cittadini che lamentavano intimidazioni. "Nessuno ce l'ha con gli immigrati - ha detto - ma con chi scippa, chi ruba, chi sfrutta la prostituzione". Secondo l'assessore provvedimenti del genere servono a prevenire la xenofobia. "Se lasciamo che abusivi vendano i tappeti in centro, senza che nessuno intervenga a far rispettare la legge, la gente si incazza, cresce il malumore e monta la xenofobia", ha esemplificato. E poi ha ripreso lo stesso esempio che fu al centro di uno scambio di battute con Alessandro Santoro davanti a Palazzo Vecchio, il giorno dell'avvio del digiuno: "Te lo dissi allora e te lo ripeto oggi. Se un povero ruba la pensione alla vecchietta, io sto dalla parte della vecchietta. Tu mi dicesti che stai dalla parte di tutti e due, ma te sei un prete".
Alessandro ha replicato citando subito don Lorenzo Milani e il passo della Lettera a una professoressa nel quale si dice che non c'è niente di più ingiusto che fare parti eguali fra diseguali. Per Alessandro compito della politica è ridurre le diseguaglianze sociali, fare della città un luogo d'incontro fra diversi. "Oggi la politica si occupa delle aspettative di chi ha denaro, lavoro, casa e ignora tutti gli altri. Le nostre città devono avere il coraggio di cambiare l'idea di cittadinanza. C'è una demarcazione sempre più netta fra oppressi e oppressori, e noi dobbiamo liberare gli oppressi". Secondo Alessandro le ordinanze sui lavavetri sono state "una violenza morale e psicologica", una forma di violenza non meno grave di quella fisica, tanto da essere citata nell'articolo 13 della Costituzione: "Dovremmo togliere dalle scuole i crocifissi - ha detto Alessandro - e metterci gli articoli della Costituzione. Queste ordinanze e i provvedimenti del pacchetto sicurezza alimentano la xenofobia". "La vera sicurezza" è la sicurezza dei diritti: al nome, alla casa, a poter sbarcare il lunario. Alessandro cita poi la questione della residenza: una vecchia ordinanza ha ristretto la possibilità di fissarla nella sede di associazioni, complicando enormemente la vita dgeli immigrati, privandoli della possibilità di essere cittadini.
Cioni replica subito a queste critiche, rifiuta di stare dalla parte degli oppressori ("Ma io non ti ci ho messo", replica Alessandro) e ribadisce di avere risposto - con la sua ordinanza - a una violenza, commessa dai lavavetri contro cittadini, donne sole, mamme con bambini... "Sono favorevole al pacchetto sicurezza perché definisce una legalità che vale per tutti". Quanto al tema della residenza, che pure non è piena competenza del suo assessorato, Cioni - sollecitato anche dall'intervento dal pubblico di Virginia - apre uno spiraglio: "Forse si potrebbe aprire un tavolo fra l'amministrazione e le associazioni".
L'apertura è colta da Ornella De Zordo, che parla esplicitamente di "Tavolo sulla cittadinanza", mentre Rosario (comunità peruviana) fa una serie di domande sulle politiche interculturali, sulle politiche abitative per gli immigrati, sul diritto alla scuola per gli immigrati di seconda generazione. Minia (comunità eritrea) si sofferma sull'abbandono dei richiedenti asilo e sul fatto che occorre superare l'assistenzialismo: il modo migliore per garantire i diritti, è permettere alle persone di badare a se stesse.
Intervengono anche Pape, che indica l'assenza di un progetto di città da parte dell'amministrazione, come se non ci fosse la consapevolezza di essere di fronte a un momento storico che richiede un'apertura a chi proviene da altri paesi. Manuela racconta la sua esperienza di maestra e regala all'assessore una novella su un "bambino che lava i vetri", dicendo a Cioni che la sua ordinanza ha reso più difficile il lavoro contro i pregiudizi: "Nella novella alla fine arriva il bambino buono, diventi anche lei un assessore buono", è stato l'ironico augurio di Manuela. Francesca lamenta l'assenza di percorsi di integrazione, con progetti dedicati ai giovani, tramite ad esempio borse di studio. Christian accusa Cioni per le telecamere che sorvegliano chi vive nell'albergo popolare, per le minacce portate alla sicurezza dei rom romeni "vero obiettivo delle ordinanze" e parla di violenze commesse da alcuni vigili urbani e testimoniate da un filmato. "Se hai un filmato, lo devi mostrare, non si possono fare queste accuse gratis", replica Cioni con veemenza.
E' stata una disussione intensa e importante, chiusa da Alessandro con una citazione da Pier Paolo Pasolini. Cioni ha voluto rimarcare la distanza delle posizioni - "una certa sinistra vorrebbe giustificare le illegalità con la scusa della povertà, del disagio e io sono invece per la legalità a 360 gradi" - ma resta una porta aperta, quel "tavolo sulla cittadinanza" che potrebbe offrire un'opportunità per migliorare la condizione dei migranti a Firenze.