venerdì 21 settembre 2007

PALAZZO VECCHIO VIETATO AI DIGIUNANTI

Come il 'fastidio' procurato da alcuni lavavetri ha prodotto la nota ordinanza della giunta fiorentina, così la presenza di due digiunanti con cartello al collo è parsa sufficiente a far scattare il divieto d'ingresso nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, sede della 'Conferenza sulla società multiculturale' organizzata dal ministero dell'Interno e dall'associazione dei Comuni. La sensazione, sempre più forte, è che ogni forma di dissenso, di eterodossia, ogni uscita dalla via maestra del conformismo di massa, sia vissuta con un misto di astio e di insofferenza.

' successo stamattina. Lo sciopero della fame a staffetta era partito da un paio d'ore, quando don Alessandro Santoro e Tiziano Cardosi, i primi due digiuntanti, hanno pensato bene di salire le scalinate di Palazzo Vecchio e di spostarsi nel Salone dei Cinquecento, dov'era appena cominciata la Conferenza. Intendevano portare il loro messaggio - "Io oggi digiuno per il ritiro immediato dell'ordinanza sui lavavetri", scritto anche in inglese - all'interno della Conferenza, dove si discute, fra le altre cose, di 'sicurezza urbana' e provvedimenti simili a quello firmato dall'assessore Graziano Cioni.

All'ingresso tutto è filato liscio, grazie anche all'intercessione dei consiglieri comunali Anna Nocentini e Pap Djawe, che sono entrati insieme a Tiziano e Alessandro. Lo stop è venuto dai vigili urbani, ma su indicazione della questura. Gli agenti hanno detto che i due potevano salire nella sala della Conferenza, ma senza i cartelli. Uno dei funzionari ha aggiunto che i digiunanti avevano indicato, nella comunicazione fatta alla questura, la permanenza in piazza e non dentro il palazzo. A nulla è servita l'ovvia replica che non occorre comunicare alcunché per partecipare a un convegno e che la libertà d'espressione, anche tramite cartello appeso al collo, è tutelata dalla Costituzione.

Alessandro e Tiziano sono saliti alle fine senza cartelli, con l'intento di chiedere l'intervento dello stesso Graziano Cioni, incontrato poco prima per strada e col quale Alessandro aveva dialogato per alcuni minuti. La scena è stata comica. I digiunanti si sono mossi nel Salone dei Cinquecento e negli uffici del Comune sotto stretta sorveglianza di sei-sette uomini della Digos, preoccupati non si sa bene di che. Alla fine Cioni ha ricevuto i due nel suo ufficio e ha riconosciuto il pieno diritto d'accesso al Salone: "Potete salire coi cartelli, così come potevate stare per strada. State esprimendo la vostra idea. Dov'è il problema?". Appunto, dov'è il problema? L'assessore ha chiesto lumi prima al capo di gabinetto del sindaco e poi direttamente al capo della Digos, il quale ha chiuso la partita citando una disposizione che vieterebbe l'ingresso al Salone dei Cinquecento con cartelli. "Io non conosco questa disposizione", ha ammesso l'assessore.









Ai digiunanti non è restato che tornare all'esterno del Palazzo, sempre più chiuso, e sempre più lontano da quella società multiculturale citata nel titolo della Conferenza. Il commento di Alessandro Santoro è sferzante: "Il divieto d'ingresso nel Palazzo coi cartelli appesi al collo è un atto grave, che lede l'articolo 21 della Costituzione italiana, uno degli articoli più importanti che connota uno stato come democratico".

"Oggi - dice ancora Alessandro - il ministero dell'Interno ha sospeso arbitrariamente questo diritto. Ancora una volta i cittadini non possono esprimere la loro opinione su chi li amministra; con l'aggravente che oggi è successo in un luogo simbolico come il Salone dei Cinquecento, voluto dal Savonarola per garantire la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica".

Lo sciopero a staffetta naturalmente continua. Domani, sabato, tocca a Luca e Massimo. Chiederanno anche loro di salire nel Salone dei Cinquecento. Magari la "disposizione", sconosciuta all'assessore Cioni, non ci sarà più.

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