lunedì 1 ottobre 2007

LETIZIA: "A COLLOQUIO CON GLI ANZIANI, PRIGIONIERI DELLA PAURA"


Eravamo tre digiunanti: io, Massimo e Filippo; il nostro supporto non ha potuto partecipare a causa di un malore notturno. Ci siamo posizionati all'ingresso principale del bel palazzo, accanto ad una fila incredibile di turisti.

Le reazioni si sono diversificate tra stranieri e fiorentini: molti di lingua ispanica (spagnoli ma anche sudamericani) si sono avvicinanti incuriositi dai cartelli. Avevano voglia di capire, di conoscere e condividevano le nostre riflessioni e motivazioni. Tutti, andando via, ci lasciavano con una stretta di mano e quel "suerte" che contraddistingue i loro saluti.
A Filippo sono "toccati" i turisti di lingua anglosassone e, da quello che ci raccontava, anche loro erano interessati positivamente alla nostra iniziativa. C'e' stato anche chi ha voluto una foto ricordo. La nota dolente sono stati i fiorentini: chi ci ha ricordato il V day di Beppe Grillo, chi ha scosso la testa e con la mimica facciale ci ha detto "poveri mentecatti"; chi ha letto, riletto e poi verbalmente ci ha mandati a fanculo. Chi è passato quasi noncurante ma poi, ripensandoci, è tornato sui suoi passi per esprimere, a distanza, il suo dissenso. No, i fiorentini non son stati proprio un "bel vedere". Ma la cosa triste è la non voglia di confrontarsi: tutto questo dissenso si è espresso "a distanza" senza un tentativo di dialettica. Triste, veramente triste.

Personalmente ho avuto modo di parlare solo con un paio di fiorentini, ambedue pensionati: una signora settantenne che abita nel quartiere di Novoli ed un anziano titolare di un bar non lontano dalla piazza. Storie diverse, reazioni diverse ma con le stesse paure.

La signora di Novoli è stata lei ad avvicinarmi, ha premesso di essere una ex assistente sociale in pensione, di conoscere la realtà dei marginali e degli esclusi "ma ai miei tempi erano diversi, non erano così violenti, non avevamo paura ad uscir di casa". Nell'ascoltarla si palpava un percorso nel mondo della sinistra sociale ed una grande delusione per la sinistra governativa. Dopo alcuni minuti di dialogo si è preoccupata per me: "La faccio parlare, le faccio consumare energie, mi dispiace durante i digiuni dovremmo stare in silenzio ma non avete nessuno che vi supporti? Può bere un succo di frutta? Guardi l'ho qui in borsa, se lo accetta".


Ecco, questo penso vi possa dire tutto: questo tipo di persona concordava con l'ordinanza perché "noi anziani abbiamo paura ad uscir di casa, siamo fragili, in balia di queste persone che scippano, aggrediscono, rubano nelle nostre case e ce le portano via le case, quei pochi alloggi popolari che ci sono li assegnato tutti a loro". Ad un certo punto ci siamo trovate mani nelle mani, ci guardavamo negli occhi e mi si stringeva il cuore mentre toccavo con mano il male che stampa e politici hanno prodotto nelle menti delle persone, anche di pesone come lei.

Prima che ci lasciasse (era lei che non riusciva ad andar via, quasi cercasse un appiglio ad opinioni e pratiche che le erano appartenute in anni passati, per poter modificare, anche in parte, le sue idee) le ho chiesto un favore: confrontare il suo senso di paura con la realtà che quotidianamente vive, a Novoli. Le ho chiesto di verificare se veramente lei o persone che lei conosce subiscono scippi, furti, rapine, aggressioni quotidiane da parte di extracomunitari o "comunitari non ancora civilizzati" o se tutto questo gran senso di precarietà, di insicurezza, di paura non le sia indotto ad arte da chi cerca di usarla soltanto per costruire un consenso verso la repressione e per spostare l'asse della politica dai veri problemi che quotidianamente noi cittadini ci troviamo ad affrontare ed ai quali loro, i politici, non sono in grado di dare risposte concrete e risolutive.

E poi la "nota di colore". Salernitano, ultr settantenne, vive a Firenze da oltre 20 anni ed è titolare di un bar: "Voi li difendete questi qua ma lo sa che cosa hanno fatto a mia moglie?" Gli chiedo di parlarmene ma se ne va stizzito. Lo vedo tornare, dopo alcuni minuti, ha voglia di parlare. "Ferma ad un semaforo si è fatta pulire il vetro e, mentre cerca i soldi, il lavavetri di turno infila la mano in auto e le ruba il portafogli. Sono questi delinquenti qui che lei difende, lei non sa cosa vuol dire essere aggrediti così "

Beh, no, non lo so, personalmente non mi è mai successo ma è successo ad una signora che consoco proprio nella strada dove lavoro io: è stata scippata, nella borsa la pensione appena ritirata ed i soldi della cassa del negozio di suo marito, durante lo scippo ha opposto resistenza con il risultato di cadere e farsi anche del male. Il ladro è stato preso dalle guardie giurate di una banca vicina: era napoletano.
"Beh, ma c'è una bella differenza: lui era di Napoli, una città civile, quindi si può redimere. Questi qua, questi zingari, non vengono da posti civili meritano solo di essere rimandati a casa a calci"

A nulla vale parlare di rumeni, di cittadinanza europea; a nulla vale ricordare i cartelli che negli anni sessanta si potevano leggere sui palazzi torinesi "non si affittano case a calabresi e meridionali in genere"; a nulla vale il parallelo con i nostri primi immigrati negli Stati Uniti che venivano considerati tutti mafiosi. Se non fossero tragiche sarebbero risposte comiche: "Si, ma noi siamo andati in America a lavorare, noi pulivamo le scarpe agli americani, sa signorina! Questi qua puliscono i vetri delle macchine".

Abbiamo un bel che lavorare per il nostro "altro mondo possibile"

Letizia (digiunante domenica, a sinistra nella foto)

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